lunedì 1 agosto 2011

La strage di Oslo

La strage di Oslo: l’atto, il fatto, la notizia, il commento e la chiacchiera.

“Oggi si deve uccidere, voi non avete idea di quanti siano a crederlo. La morte è un comportamento di massa. A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire…(1 novembre 1975, La Stampa)”.
P.P. Pasolini ...Poche ore prima di essere ucciso.  
                  
 "Anders Behring Breivik era, a quel che sembra, un cane sciolto negli ultimi tempi. L'estrema destra norvegese non ha un vero leader, è un mosaico di tanti gruppi, sempre più numerosi, i quali traducono in discorsi fanatici, i normali propositi della società politica democratica."
Queste le conclusioni di un giornalista di Republica sulla strage di Oslo.  

Non ci si deve fasciare la testa con destra, sinistra, islam, cristianità, ecc.: il terrorismo non ha matrice politica, né religiosa; è piuttosto un miscuglio di motivazioni umane, individuali e sociali  che conducono al gesto terroristico violento, estemporaneo e spesso individuale o comunque isolato; per questo non prevedibile da qualsiasi sistema di sicurezza. Ha ragione quel politico che a caldo ha commentato che la società più che di sicurezza ha bisogno di educare le nuove generazioni al rispetto della vita; se non la propria almeno quella degli altri. Le reazioni dei nostri media sono solo un vile tentativo di strumentalizzare politicamente ciò che avrebbe bisogno solo di silenzio e di una seria riflessione di carattere antropologico per trovare i rimedi più adeguati a quella "morte [come] comportamento di massa" denunciato da Pasolini nel 1975. 
Questo il mio commento.

Da questo guazzabuglio di parole sul fatto, l'antefatto e il post-fatto di Oslo, un insegnamento può essere questo:

Per la chiarezza di chi legge o di chi ascolta, nelle riflessioni e nelle discussioni bisogna cercare di mantenere su piani distinti:
l'atto, il fatto, la notizia, il commento e la chiacchiera.
Questo il principio di una buona “comunicazione”.

Karsaf

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