mercoledì 17 agosto 2011

Popoli del mediterraneo


Popoli del mediterraneo.

pubblicata da Karsaf il giorno lunedì 15 agosto 2011 alle ore 11.21
La Battaglia di Roncisvalle
"Il 15 agosto 778, mentre l'esercito di Carlo Magno sta attraversando i Pirenei per fare ritorno in Francia dopo una spedizione contro i musulmani di Saragozza, un gruppo di montanari baschi e guerrieri musulmani attacca di sorpresa la retroguardia, comandata da Orlando, marchese di Bretagna, e la distrugge completamente, nei pressi del passo di Roncisvalle. Malgrado si sia trattato di un episodio piuttosto modesto nella storia dell'espansionismo franco, il mito della battaglia di Roncisvalle è entrato profondamente nella tradizione carolingia e nella cultura europea in genere. La saga celebrata nella 'Chanson de Roland' è divenuta un archetipo fondativo dei rapporti tra oriente islamico e occidente cristiano."

...Ci sono tutti: marchesi cortesi, musulmani guerrieri, baschi montanari. La Chanson de Roland: il mito della migrazione e la storia dei  popoli mediterranei. La lega stava ancora "in culo alla luna"...avrebbe detto mia suocera. Ora ci tocca assistere al pietoso traffico di corpi clandestini attraverso quel mare che accoglie tutti...da Ulisse in cerca di se stesso ai profughi di ieri, oggi e domani che, per cercare una identità, abbandonano le loro terre e le loro famiglie attratti dall'ingannevole miraggio di un occidente opulento.

Oggi si dice che noi europei non siamo più capaci di trasmettere valori ai nostri figli. Quei valori che ci hanno forgiato attraverso battaglie, guerre, carestie, epidemie, lotte civili e incivili, prepotenze, sudditanze, vassallaggi, principati, signorie, imperi, regni, repubbliche, stati sovrani, stati satelliti, lotte di confine, lotte intestine, e chi più ne ha più ne metta. La nostra storia, anzi il materialismo storico ci ha snaturati e come aver perso l'oriente in una notte senza stelle e navigare a vista. Questo è il connotato del relativismo.

Quali sono quei valori che dovremmo trasmettere ai nostri figli? Le guerre e le lotte per nostre dignità offese, per torti subiti, per soldi rubati? Questi ormai sono gli unici valori che ci assillano e che i nostri figli apprendono o rifiutano ma senz'altro hanno presenti e ci si riferiscono nel loro agire, nel cercare il filo di arianna della loro vita.

Cosa possiamo fare? Riappropriarci dei valori dimenticati, od eclissati ormai nelle antiche sacrestie di sperdute chiesette di un altro mondo ormai sconosciuto? O scaldarci per le ingiustizie perpetrate in terre lontane e solidarizzare con i popoli oppressi di altre nazioni e altri mondi, troppo lontani per provare vera pietà, quella che ti genera pathos e com-passione e ti fa soffrire fino a piangerne? Questa non è vera solidarietà

Ma sembra che a noi basti deviare lo sguardo dal clandestino che ti vuole vendere un paio di calze o dalla piccola zingara che ti tende sfacciatamente la mano aperta. Dov'è finita la nostra umanità?

Niente è ciò che appare

lunedì 1 agosto 2011

La strage di Oslo

La strage di Oslo: l’atto, il fatto, la notizia, il commento e la chiacchiera.

“Oggi si deve uccidere, voi non avete idea di quanti siano a crederlo. La morte è un comportamento di massa. A me resta tutto, cioè me stesso, essere vivo, essere al mondo, vedere, lavorare, capire…(1 novembre 1975, La Stampa)”.
P.P. Pasolini ...Poche ore prima di essere ucciso.  
                  
 "Anders Behring Breivik era, a quel che sembra, un cane sciolto negli ultimi tempi. L'estrema destra norvegese non ha un vero leader, è un mosaico di tanti gruppi, sempre più numerosi, i quali traducono in discorsi fanatici, i normali propositi della società politica democratica."
Queste le conclusioni di un giornalista di Republica sulla strage di Oslo.  

Non ci si deve fasciare la testa con destra, sinistra, islam, cristianità, ecc.: il terrorismo non ha matrice politica, né religiosa; è piuttosto un miscuglio di motivazioni umane, individuali e sociali  che conducono al gesto terroristico violento, estemporaneo e spesso individuale o comunque isolato; per questo non prevedibile da qualsiasi sistema di sicurezza. Ha ragione quel politico che a caldo ha commentato che la società più che di sicurezza ha bisogno di educare le nuove generazioni al rispetto della vita; se non la propria almeno quella degli altri. Le reazioni dei nostri media sono solo un vile tentativo di strumentalizzare politicamente ciò che avrebbe bisogno solo di silenzio e di una seria riflessione di carattere antropologico per trovare i rimedi più adeguati a quella "morte [come] comportamento di massa" denunciato da Pasolini nel 1975. 
Questo il mio commento.

Da questo guazzabuglio di parole sul fatto, l'antefatto e il post-fatto di Oslo, un insegnamento può essere questo:

Per la chiarezza di chi legge o di chi ascolta, nelle riflessioni e nelle discussioni bisogna cercare di mantenere su piani distinti:
l'atto, il fatto, la notizia, il commento e la chiacchiera.
Questo il principio di una buona “comunicazione”.

Karsaf